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Recensione del libro: Pensate che le guerre culturali siano nuove? L'esperto di Shakespeare James Shapiro la pensa diversamente

“Il teatro, quando è buono, può cambiare le cose”. Così disse Hallie Flanagan, una professoressa di teatro incaricata dall'amministrazione Roosevelt di creare un teatro nazionale finanziato dai contribuenti durante la Grande Depressione, quando un quarto del paese era senza lavoro, tra cui molti attori, registi e altri professionisti del teatro.

In un nuovo libro avvincente su questo capitolo poco noto della storia del teatro americano, lo studioso di Shakespeare James Shapiro esamina la breve e tragica vita del Federal Theatre Project. Si trattava di un programma del New Deal abbattuto da Martin Dies, un bigotto, ambizioso, agitatore del Texas orientale, con l'aiuto dei suoi alleati politici e dei media in una versione delle guerre culturali degli anni '30.

Dal 1935 al 1939, questo programma di soccorso nascente, parte della WPA, o Works Progress Administration, portò al pubblico un teatro convincente, mettendo in scena oltre mille produzioni in 29 stati viste da 30 milioni, o circa uno su quattro, degli americani, dei quali due terzi non avevano mai visto uno spettacolo prima.

Offriva una miscela di Shakespeare e drammi contemporanei, tra cui una produzione interamente nera di “Macbeth” ambientata ad Haiti che aprì ad Harlem e visitò parti del paese dove regnava ancora Jim Crow; un progetto di danza moderna che includeva canzoni nere di protesta; e con Hitler in marcia in Europa, un adattamento del romanzo antifascista di Sinclair Lewis, “Non può succedere qui”.

Shapiro, che insegna presso l'Università di Columbia e consiglia il Public Theater di New York e il suo festival di Shakespeare gratuito nel parco, sostiene che Dies ha fornito un modello o “manuale” per le più note audizioni del comitato delle attività antiamericane del Senatore Joseph McCarthy negli anni '50 e per gli attuali guerrieri culturali di destra che cercano di vietare libri nelle scuole pubbliche e censurare produzioni di popolari spettacoli scolastici.

Le audizioni del comitato di Dies iniziarono il 12 agosto 1938 e nei successivi quattro mesi, scrive Shapiro, “le reputazioni sarebbero state calunniate, l'imparzialità abbandonata, le prove uditive accettate come fatti e coloro con oneste differenze di opinione marchiati come antiamerican”. Nell'estate successiva, il presidente Roosevelt, la cui popolarità stava diminuendo, eliminò tutti i finanziamenti governativi per il programma.

Nell'epilogo Shapiro si chiede brevemente cosa sarebbe potuto accadere se il Federal Theatre fosse sopravvissuto. Forse “una cultura teatrale più vivace... un cittadinanza più informata... una democrazia più equa e resiliente”? Invece, scrive, “Martin Dies generò il senatore Joseph McCarthy, che generò Roy Cohn, che generò Donald Trump, che generò il cornuto `QAnon Shaman,' che dall'ambone del Senato il 6 gennaio 2021, ringraziò i suoi compagni insorti al Campidoglio `per averci permesso di eliminare i comunisti, i globalisti e i traditori all'interno del nostro governo’”.

Recensioni di libri AP: https://apnews.com/hub/book-reviews

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